Al Presidente della Repubblica

                                                                                      P.zza del Quirinale

                                                                                      00187 ROMA

                                                                

                                                                       E

                                                                                 Al Presidente del Consiglio

                                                                                     P.zza Colonna, 370

                                                                                     00187 ROMA

                                                                       E

                                                                                Al Ministro della Giustizia

                                                                                    Via Aurelia, 70

                                                                                    00186 ROMA

                                                                       E

                                                                               Al Ministro dell’Interno

                                                                                   Via Agostino Depretis, 7

                                                                                   00184 ROMA

 

                        Palermo, 11 gennaio 2009

 

            Con la presente il sottoscritto Calogero Dolce, nato a Vicari il 14 maggio 1963 e residente in Palermo, Via F. Turati, 11, ricorrente contro lo stato Italiano presso la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo nel proc. N. 32962/09 – Dolce c. Italia – consegna le chiavi della propria abitazione al Sig. Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Sig. Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

            Al Sig. Presidente della Repubblica viene pure consegnata la propria carta di identità non ritenendosi più cittadino italiano.

            In quanto al Ministro della Giustizia, Dott. Angelino Alfano affinchè prenda atto che la Giustizia non è solo elencare numeri di gente arrestata, ma occuparsene a 360 gradi, anche e soprattutto quando la Giustizia sbaglia!

In quanto al Ministro dell’Interno Dott. Roberto Maroni, affinchè nell’ambito delle proprie prerogative e competenze, avvii la procedura relativa al mio status di cittadino italiano che rifiuto sin d’ora,  poichè ha legittimazione passiva nei giudizi in materia di cittadinanza. Il Ministero, infatti, ha il potere di riconoscere in via amministrativa la condizione di cittadino e anche di procedere all’accertamento negativo di essa (es. nel caso di apolidia), anche con riferimento a Stati diversi da quello italiano, pur se limitato a mere indagini documentali, con la conseguenza che esso è vincolato a certificare l’apolidia da una decisione giurisdizionale che l’accerti (art. 17 del citato D.P.R. n. 572 del 1973).

Vi ricordo che lo Stato, con i suoi atti, attivi ed omissivi, mi sta spingendo o al suicidio o a delinquere!

Nelle mie richieste passate sia la Presidenza del Consiglio e sia il Presidente della Repubblica, hanno declinato ogni competenza in materia di equo risarcimento in ordine alle ingiustizie subite dal sottoscritto, come se da un lato il Presidente della Repubblica non sia il Garante della Costituzione Italiana e come se il Governo Italiano non sia convenuto innanzi alla Corte Europea (ben potendo attivarsi attraverso i propri rappresentanti al fine di arrivare ad un componimento bonario, per mezzo del Cancelliere della Sez. II della Corte Europea).

Desidero ricordarvi, da avvocato e siciliano, che le organizzazioni criminali, in special modo quella denominata “Cosa Nostra” o “Mafia”, nascono come organizzazioni parastatali per contrapporsi, con codici diversi, allo Stato “piemontese” o “romano”, ritenendo ingiusti molti degli atti posti in essere dallo Stato centrale, per fortuna oggi accettati dalla comunità. Ma non stupitevi se molta gente ancora ha più fiducia nella “mafia” che nelle Istituzioni che Voi rappresentate, ovviamente non è il mio caso, anzi, per la professione che esercito ho dovuto giurare con la formula “"Consapevole dell'alta dignità della professione forense, giuro di adempiere ai doveri ad essa inerenti e ai compiti che la legge mi affida con lealtà, onore e diligenza per i fini della giustizia". Vi cito solo un pensiero di un premio Nobel: “Al fondo delle sbandierate fratellanze e solidarietà nei rapporti, secondo il giudizio di Luigi Pirandello, non vi era alcun tipo di socialismo salvifico destinato all’avvento della modernità, ma solo profondi arcaismi, utili a consolidare il meccanismo mafioso, che iniziava a funzionare secondo la semplice logica di protezione-estorsione.”

            Per concludere Vi invito a leggere il ricorso alla Corte Europea allegato in copia alla presente per le motivazioni che mi hanno spinto a scrivere questa lettera.

            Cordiali saluti

            Calogero Dolce